“Arte come...” è un ciclo di seminari virtuali realizzati nel primo semestre del 2021, quando facevamo parte della Consulta Studentesca dell'Accademia di Belle Arti di Napoli.
Il progetto intendeva ri-portare all’attenzione la dinamica della complessità come condizione in grado di favorire una consapevolezza collettiva riguardo la macrodimensione dell’arte, un mondo contenente in sé tante variabili interconnesse e a volte anche in apparente contraddizione tra loro.
I seminari furono tre, caratterizzati da una tematica diversa e composti per la metà del tempo dal dibattito con gli/le studentə.
Primo seminario:
Arte come... sociale, viaggio tra oppressione e liberazione
Cosa genera il senso di oppressione oggi nella nostra società? E cosa possiamo fare per ri-trovare un senso di liberazione? Viviamo in una cultura che si impone, a partire dal sistema scolastico fino alle campagne pubblicitarie di ogni genere, per ricreare una forma di omologazione, delle nostre azioni e del modo in cui viviamo, basata su un’idea di gusto che ha il suo centro nelle comodità industriali della società.
L’incontro pone al centro del dialogo la consapevolezza che possiamo acquisire dal riconoscimento di questo stato di oppressione e come essa possa aiutare a cambiare tale condizione.
Dalla paura generata dall’oppressione abbiamo il compito di bilanciare una forza creatrice che renda possibile la visione di una nuova realtà, che non sia statica ma pratica.
L’arte, nell’accezione di strumento per la liberazione, favorisce una rimodulazione costante della realtà, una ri-costruzione fantastica, ri-mettendo in discussione determinate costruzioni sociali. Ponendosi al centro come (una) possibilità, dunque come testimonianza, può generare la presa di coscienza di uno stato di oppressione, diventando chiave fondamentale per un dialogo sul rapporto educativo e ri-creativo dell’identità sociale e culturale.
Espertə invitatə:
Donella Di Marzio
Rosaria Iazzetta
Paolo Vittoria
Secondo seminario:
Arte come... disabitare, viaggio fra beni e monumenti
Cosa significa abitare uno spazio? Quando possiamo parlare di bene culturale o di un monumento? Nel contesto urbano contempora neo ci troviamo circondati da beni e/o monumenti che determinano la nostra percezione della storia e dello spazio.
La storia si impone come elemento imprescindibile allontanandosi dai racconti individuali e narrando una realtàaltrettanto valida, ma non detta.
I beni culturali vivono spesso condizioni particolari e contraddittorie, è il caso dei monumenti che in quanto testimonianza storica si fanno voce di una memoria collettiva che rappresenta una standardizzazione dell’informazione.
La differenza fra memoria collettiva e memoria individuale risiede nella difficoltà di riconoscersi in un ritratto storico che non ci appartiene. Rendersi parte integrante della narrazione culturale attraverso il gesto di disabitare diventa, così,una possibilità per riappropriarsi di una realtà, la nostra, e poter ri-abitare un luogo.
Chi decide cosa diviene storia e cosa viene omesso? Cosa dice, ma soprattutto cosanondice, un monumento? La statua di Indro Montanelli collocata nei giardini pubblici di Milano nel 2006, ad esempio,rappresenta una condizione contraddittoria sulla quale poter avviare una riflessione. Il monumento ha vissuto già tre momenti che lo hanno visto “protagonista” di imbrattamenti a causa del passato colonialista del personaggio e della sua mancata narrazione nella scultura.
L’Arte dunque può porsi come strumento di mediazione per disabitare un luogo, un monumento e/o un bene come mezzo di cambiamento per ri-abitare il disabitato, per risemantizzare lo spazio; per ridefinire la concezione di memoria collettiva che riconosca un’individualità.
Espertə invitatə:
Federica De Rosa
Giulia Grechi
Donato Maniello
Terzo seminario:
Arte come... decolonizzare, dalla pratica museale al quotidiano infra-ordinario.
Nella realtà sociale, specie quella italiana, viviamo un rapporto con il colonialismo che sembra essere così lontano da non appartenerci, estremamente contraddittorio. Eppure nel nostro quotidiano abbiamo a che fare costantemente con un passato colonialista che si protrae nel tempo diventando normalità, entrando a far parte di pratiche apparentemente inoffensive.
Il ruolo dell’arte, creando immaginari diversificati in una collettività, può generare un flusso di scambi, aprire nuove incertezze su alcune convinzioni che ci accompagnano; per dubitarle e metterle in circolo, aprire lo sguardo e favorire una capillare risemantizzazione globale.
Espertə invitatə:
Viviana Gravano
Maria Thereza Alves
Mario Panico
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